New York, lunedì
Doveva essere un incubo. Non poteva essere capitato sul serio.
Eppure c’era l’autopompa dei vigili del fuoco proprio alle sue spalle ... quindi era vero, Loki aveva dato (letteralmente) in escandescenze e poi se n’era tornato ad Asgard. A farsi uccidere.
Fenrir si era tolto da sopra di lui subito dopo che quella colonna luminosa si era spenta ed era sparito chissà dove. Tony aveva fissato il cielo sperando che il Burlone ne ridiscendesse giù e gli dicesse che era solo uno dei suoi scherzi. Aveva urlato a sua volta “HEIMDALL APRI IL BIFROST !” senza ottenere alcun risultato, se non quello di rendersi ridicolo. Aveva cercato l’anello pensando che indossandolo avrebbe ottenuto dei poteri che gli avrebbero permesso di richiamare lo jotun a sé. La ricerca era stata infruttuosa, forse qualcuno lo aveva preso o era caduto in una grata. Poco male, perché tanto quel gioiello non gli avrebbe dato una capacità simile.
Il suo morale, quando era ritornato alla torre, era decisamente sotto le scarpe.
Si era infilato sotto la doccia e mentre l’acqua gli colava lungo la schiena rivedeva tutta la scena al rallentatore e si dava del deficiente. No, non per aver convinto Loki ad andarsene in giro col suo vero aspetto, ma perché quando il dio aveva urlato che nessuno lo amava, lui invece di rassicurarlo con un “Ti amo io !” gli aveva offerto un budino.
Doveva essere quello il motivo per
cui lo stregone si era arrabbiato tanto.
Sarebbero bastate quelle tre
parole per calmarlo.
E lui, deficiente, scimunito ed ebete che non era altro, non le aveva pronunciate. Grandioso.
Non aveva voglia di mangiare. Non aveva voglia di fare niente in realtà.
Anzi no. C'era una cosa che voleva fare :
riprenderselo.
Doveva trovare il modo di raggiungere Asgard.
E ci sarebbe riuscito se un beota biondo gli avesse offerto
un passaggio.
C’erano voluti sette squilli prima
che Thor rispondesse al telefono.
“UOMO DI FERRO, STO FACENDO
BIATHLON !”
“Ma perché devi urlare sempre ?”
“SEI DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO
STARK !”
“Sì, ma puoi parlare normalmente
lo stesso ... senti devo chiederti un favore”
“Quanto vorrei poter gareggiare a
Biathlon anche a casa ! Peccato non ci siano fucili ...”
“Si tratta proprio di casa tua,
avrei bisogno che tu ...”
“Potremmo sostituirli con arco e
frecce oppure con il lancio dei pugnali”
“... mi ci portassi,
preferibilmente subito perché devo impedire a Loki ...”
“Mio fratello è bravissimo nel
lanciare i pugnali, potrebbe divertirsi molto !”
“... di fare domanda per essere
ammazzato”
“Però gli altri potrebbero sospettare degli imbrogli da parte sua ...”
Di colpo c’era stato un lungo
silenzio e poi un “COSA ?!?”
Tony gli aveva raccontato gli eventi della mattinata.
Il Tonante si era lasciato scappare una serie di colorite imprecazioni.
Il genio aveva ammesso che doveva essere stata colpa sua, ma che non aveva agito o meglio taciuto con l’intenzione di ferirlo. Si era sfogato in un modo che non avrebbe neanche preso in considerazione se Thor fosse stato lì con lui nel suo salotto. Praticamente gli aveva rivelato di aver perso la testa per Loki. Per fortuna dall’altra parte non si erano levate delle urla.
“Noi ... ecco, non so come dirtelo
...”
“Non c’è bisogno che tu dica
nulla, Uomo di Ferro. Penso di averlo capito da solo”
Point Break che capiva le cose da
solo ?!?
Jane gli aveva raccontato che
aveva dovuto perfino insegnarli a usare la tazza del gabinetto !
Stava elaborando l’informazione che allora il biondo non era poi così lento di comprendonio come sembrava quando quest’ultimo aveva salutato sbrigativamente e poi riagganciato.
Il filantropo aveva ricomposto il numero. Non aveva risposto nessuno. Si era detto che era logico perché probabilmente in quel momento Riccioli d’oro doveva essere in volo per raggiungerlo e non doveva essere molto pratico per lui stare al telefono mentre agitava Mjolnir per tenersi in aria e al tempo stesso evitava aerei e stormi di uccelli. Thor non gli sembrava multitasking.
Si era seduto davanti alla
finestra ad aspettarlo, poi si era spostato perché sicuramente gliel’avrebbe
sfondata con la sua solita grazia e non voleva beccarsi dei vetri sulla faccia.
Erano passati centoventi minuti. Con una
breve ricerca su Internet aveva trovato che la durata media era di un volo tra
la Norvegia e New York era di sette ore e mezza.
Grazie al suo martello però il
ragazzone avrebbe dovuto impiegarci molto meno.
Dopo la terza ora aveva cominciato a pensare il peggio.
Si era perso ? Era finito nel Triangolo delle Bermuda ?
Dopo la quarta si era ricordato che Mjolnir aveva trascorso un po’ di tempo in mezzo ai succhi gastrici di un mega serpente e che probabilmente a seguito di ciò non doveva essere alla massima potenza. Forse PB era costretto a effettuare degli scali in mezzo all’Atlantico, magari sfruttando dei pescherecci o navi da crociera. Dopo la quinta l’unica spiegazione che era riuscito a trovare per il ritardo era che il principe fosse già atterrato lì in città, ma che prima di recarsi da lui avesse deciso di consultarsi con Padre.
Non aveva più resistito e aveva
chiamato Fury. Il direttore aveva risposto al primo squillo.
“Che hai combinato Stark ?”
Uffa, perchè credeva sempre che lo
chiamasse solo quando combinava qualcosa ?
Ehm, forse perché lo chiamava davvero solo quando combinava qualcosa
...
“Avrei bisogno di scambiare due
chiacchiere con Cuori ... con Odino”
“Mettiti in fila, ci sono prima io
!”
“Oh non essere geloso, non sono interessato a lui in quel senso !”
Solo il pensiero gli aveva rovesciato lo
stomaco.
“Voglio dire che prima deve delle
spiegazioni a me !”
“Avete rotto ? Mi dispiace ...
senti se è lì me lo passi ? È urgente !”
“Non è qui. È venuto Thor, si
sono urlati contro in una lingua incomprensibile per un paio di minuti e poi
sono andati via senza comunicarmi cosa fosse successo”
“Quando è successo ?”
“Cinque ore fa”
“E dove sono andati ?”
“Sono tornati ad Asgard”
Erano partiti per andare a salvare
Loki. Senza di lui. Non avevano ritenuto necessario coinvolgerlo perché era un
semplice mortale o non lo avevano portato con loro perché non volevano che
vedesse l’esecuzione capitale del dio degli Inganni ?
Aveva chiuso la comunicazione e
dato sfogo alla rabbia e placato la fame strafogandosi con un paio di toast che
aveva trovato in frigorifero. Toast al formaggio, lenticchie, mortadella,
maionese, mango, cicoria, paprika, cannella e banana.
Erano disgustosi, ma erano i suoi. Gli sembrava quasi di riaverlo
accanto mentre li mangiava.
Meno di trenta minuti dopo gli
erano tornati su e si era bevuto un po’ d’acqua e limone per tacitare la
nausea, per poi cacciarne via il gusto orrendo con un pacchetto
di cracker.
Si ripeteva che presto li avrebbe rivisti tutti e tre.
Era impossibile che Padre Tutto e Fratello Martello non lo
salvassero.
In officina aveva lavoricchiato su alcune migliorie dell’armatura, ma i suoi neuroni non riuscivano a restare concentrati su quello che aveva davanti al naso.
L’orologio segnava le sedici e dodici.
“Forse torneranno domani. Forse si può percorrere il Bifrost una sola volta al
giorno”
E non sapendo come passare il
tempo o meglio non avendo voglia di passarlo facendo alcunché aveva tirato giù
da una mensola un enorme librone e si era piazzato a leggerlo sul divano con la
speranza di crollare addormentato su quelle pagine.
Non era un volume qualsiasi. Consciamente o no che fosse, aveva preso il dizionario illustrato di mitologia norrena. Odino era praticamente identico alla realtà, tanto che si era chiesto se avesse posato come modello, Thor invece era più musone, più grosso e anche più brutto, mentre Loki ... ma che si erano bevuti ? Era piccolo, con le orecchie da elfo, i capelli rossi, uno strano berrettino e vestito di foglie. Insomma, era Peter Pan. Come se non bastasse lo avevano raffigurato con un ghigno scimmiesco e magro ai limiti dell’anoressia. Se il dio si fosse visto si sarebbe indignato e avrebbe preteso (e non con tutti i torti) la testa dell’illustratore.
Si era soffermato sui paragrafi che lo riguardavano.
Conosceva la sua storia, ma non gli dispiaceva ripassarla.
Gli venne il pensiero che avrebbe
voluto chiedergli un sacco di cose sul suo passato per capire quali eventi
corrispondessero a verità e quali a leggenda. Purtroppo ormai era andato, forse
per sempre ... no, Padre e Thor lo avrebbero salvato !
Doveva crederci perché se avesse
smesso di crederci forse avrebbe avuto una ricaduta.
Sfogliando distrattamente il tomo
era finito sulla parte che descriveva Heimdall.
L’aveva letta. E un’idea, malsana, si era palesata nel suo cervello.
La Sentinella aveva un corno. Forse, se gli
avesse dedicato una serenata col flauto, Heimdall lo avrebbe ringraziato
accettando la sua richiesta e aprendo il Bifrost.
Aveva rovesciato tutti gli scatoloni sul fondo di suoi armadi alla ricerca del flauto che usava da piccolo. Sapeva di avercelo perché sapeva di avere la tendenza a non buttare mai via niente.
E infatti l’aveva trovato.
Dopo averlo ripulito era corso sul tetto e aveva urlato “HEIMDALL QUESTA È PER TE !” prima di iniziare a suonare (anche se sarebbe più corretto dire “martoriare”)
“Oh when the saint’s go marching in”.
Era l’unico brano di cui ricordava
le note. Oltretutto gli sembrava piuttosto indicato.
Ok, parlava di santi e non di dei
guardiani, ma era sempre religione no ?
Soddisfatto, subito dopo aveva
urlato “ADESSO ME LO APRI IL BIFROST ? TI PREGOOOOOO !!!”
Niente. Nessuna risposta.
Aveva risuonato lo stesso pezzo
per sette volte di seguito. Sempre senza avere riscontri.
Mancava pochissimo perché i santi marciassessero per davvero ... ma giù dal paradiso per prenderlo a sganassoni. Quando si stava accingendo a suonarlo per l’ottava volta (bisogna riconoscergli che non era un tipo che demordeva facilmente) il flauto gli era stato strappato dalle mani da un dobermann, che lo aveva prontamente buttato giù in strada.
Sarebbe bastato un dobermann normale a impensierirlo, ma quello non lo era.
Aveva gli occhi rossi. E di nuovo Tony si era mentalmente ricoperto di insulti perché si era dimenticato di dire a Thor che Fenrir era lì a New York.
“HEIMDALL PUOI CHIEDERE A TYR DI
VENIRSELO A RIPRENDERE ?”
Silenzio. Cominciava a sentirsi
stupido.
Il cane aveva uggiolato. Tony era
rientrato e gli aveva rifilato qualcosa da mangiare.
Non avendo ciotole per cani aveva
usato uno dei suoi piatti fondi.
Fefé aveva mangiato anche quello. Aveva
preso dal nonno, poco ma sicuro.
Quando era andato a letto l’ospite peloso lo aveva seguito e si era accomodato, senza che lui gli desse il permesso (a quanto pare seguiva la filosofia della mamma “Faccio quel che voglio”) sulla piazza libera. Per stare più comodo aveva ridotto le sue dimensioni trasformandosi in un bassotto. Si era addormentato all’istante, iniziando a russare.
Il filantropo invece non riusciva a chiudere gli occhi.
Alla seimilanovecentonovantonovesima pecora aveva capito che gli servivano dei sonniferi e si era alzato per andare in bagno a recuperarli. Mentre se ne stava davanti allo specchio con le pillole in mano aveva avuto un’illuminazione. Le aveva mollate nel lavandino ed era corso di nuovo a sfogliare le pagine su Heimdall.
C’era scritto che gli mancava un
orecchio.
Poteva essersi sbagliato a
interpretare ? Il suo corno era in realtà un apparecchio acustico ?
“Heimdall è il dio Bianco che sorveglia il Bifrost. È in grado di
avvertire l’erba che cresce. Non dorme quasi mai. È figlio di nove madri
diverse ...” quest’ultima parte il Vendicatore non l’aveva capita “... appena nato è stato cosparso di sangue
di maiale ... a volte accompagna Odino nelle sue missioni ... il suo elmo
raffigura delle corna d’ariete”
Non c’erano informazioni utili che
gli erano sfuggite. Oppure sì ? “Sorveglia
il Bifrost”.
Significava che non avrebbe mai
permesso a un non asgardiano di accedere ad Asgard se non fossero stati Odino
stesso oppure Thor a ordinarglielo ! Insomma, lui avrebbe potuto sbracciarsi,
sgolarsi e suonargli col flauto l’intero repertorio dei Queen, ma Heimdall non
gli avrebbe mai prestato ascolto finché Padre Tutto e il Tonante non gli
avessero detto di farlo.
E a quanto pare non lo avevano
fatto. Aveva dato un calcio al tavolinetto. “Ahi !”
Heimdall era un divino
buttafuori che permetteva l’accesso solo alle persone sulla sua lista.
Lui non poteva mettere piede ad Asgard perché non era asgardiano e non era stato invitato ad accedervi, però se un asgardiano presente su Midgard avesse voluto tornare a casa, lui gli avrebbe potuto scroccare un passaggio ... ma dove poteva trovarlo un asgardiano a quell’ora di notte e in una città grande come New York ? La risposta era : sul suo letto (tecnicamente Fenrir non era un asgardiano, ma se Loki era considerato tale allora doveva esserlo anche lui).
Stark era tornato in camera e aveva fissato quell’enorme salsicciotto marrone.
Aveva un piano. Poteva funzionare.
L’unico problema poteva essere una
scarsa volontà di collaborare da parte della bestiolina.
Prestando la massima attenzione lo
aveva preso in braccio ed era tornato sul tetto.
“HEIMDALL APRI IL BIFROST, FENRIR
VUOLE TORNARE A CASA !”
Stavolta qualcosa era successo.
No, non c’erano stati fasci luminosi. Il bassotto si era svegliato di botto,
aveva ringhiato e Tony era stato costretto a mollarlo perché aveva riassunto il
suo aspetto originario di gigantesco demone mangia uomini.
“Colpa mia, ho interrotto un bel
sogno ? Pensavo che per te lo avrebbe aperto ...” aveva biascicato camminando
all’indietro verso la porta, con il Lupo che avanzava sbavando, pregustando già
di papparselo, questa volta mandandolo giù.
Il pelosone si era fermato e aveva
inclinato il muso.
“Wi ? Waimaff ? Wiwooff ?”
Forse Stark stava dando i numeri, ma gli era parso di aver inteso “Chi ? Heimdall ? Bifrost ?” e aveva fatto cenno di sì. Osando avvicinarsi gli aveva chiesto, anzi supplicato di ululare in modo che la Sentinella lo sentisse e capisse che voleva rientrare nella Città Dorata.
“E se ti aprirà i cancelli permettimi di venire con te”
L’animale aveva inclinato il muso
dall’altro lato.
Ci stava pensando. Era
intelligente. Spaventoso e bavoso, ma intelligente.
Con uno sbuffo che doveva essere il suo modo di dire sì aveva posizionato la sua enorme mole al centro del tetto e alzato il naso alla luna ululando forte tre volte. Non era cambiato nulla.
La
sordità della Sentinella doveva essere peggiorata.
Fenrir aveva emesso dei versi che somigliavano a una risata. No, non ci
somigliavano, lo erano.
“Che hai da ridere ?” era sbottato
l’Avenger infastidito.
Il Lupo lo aveva fissato arrestando la ridarella e poi aveva urlato con una voce baritonale
“HEIMDALL APRI IL BIFROST !”
“Tu ... tu parli ?” era sbiancato
il terrestre.
“So fare un sacco di cose,
patetico mortale”
Qualsiasi replica fosse apparsa nella mente di Tony l’aveva tenuta per sé ... perché era apparso il fascio luminoso (e perché non voleva essere divorato, ovviamente).
“È la prima volta che viaggi sul Bifrost ? Allora saltami in groppa e tieniti stretto” aveva aggiunto Fenrir abbassandosi per permettere al midgardiano di issarsi sulla sua schiena.
“Se mi
vomiti addosso ti mangio ! Bada che ho ancora fame !”
Stark si era tenuto saldamente.
Gli sembrava di essere il ragazzino de “La Storia Infinita”.
Il demone del Van era saltato
dentro la colonna accecante e si era staccato da terra.
Era stato come essere risucchiati verso l’alto da un potentissimo aspirapolvere, mentre attorno vorticavano mille colori. Tony avrebbe voluto tenere gli occhi aperti, ma gli era stato impossibile per la velocità. Non si era nemmeno accorto che stessero per atterrare.
Il Lupo aveva riappoggiato le zampe al suolo piegandosi in avanti in una specie di inchino estremamente (e sorprendentemente) aggraziato mentre lui, che aveva allentato la presa, era ruzzolato giù dal suo muso con una capriola, dando una tremenda sederata.
“Esecuzione perfetta, conclusione
pessima. Il mio voto è sei”
Il tizio che aveva parlato era
alto, grosso, tutto dorato (come il resto della sala circolare) e si teneva a
una spada con la mano sinistra, mentre nella destra teneva bene in vista una
paletta col numero sei in oro su sfondo scuro.
“Ciao Oscar ! Bell’ambiente questo
... un po’ pacchiano per i miei gusti, ma bello” aveva esordito l'Avenger alzandosi e spolverandosi i
pantaloni.
“Tu sei Uomo di Ferro, di Midgard.
Vedo che non indossi un abbigliamento consono”
No che non indossava un
abbigliamento consono, era in pigiama !
“Avevo fretta ... per caso hai visto passare qualcun altro oggi oltre a me ?” Fenrir aveva ringhiato e si era subito corretto perché non voleva suscitare la permalosità di quel botolo che avrebbe potuto divorarlo “Voglio dire, oltre a noi ?”
“Io vedo tutto. In questo momento
sto osservando un ragno che mangia una mosca in una campagna toscana, uno
squalo che attacca un surfista nell’Oceano Pacifico, un intervento
di chirurgia a cuore aperto a Seattle, una mantide che divora il maschio dopo
l’accoppiamento in Francia, una lucertola che muta la pelle in Germania, un
uomo che ruba la cassetta delle offerte in una chiesa brasiliana, una donna che
viene brutalmente picchiata dal marito in Tunisia, un bambino che affoga nella
piscina di un albergo in Messico, una ragazza che viene investita da un
camioncino in Polonia, un gruppo di nudisti su una spiaggia della Spagna, uno
sposo albanese che dopo due ore si è stancato di aspettare la sposa sul sagrato
ed è andato a ubriacarsi al bar, una coccinella che si arrampica sul bacello di
una pianta di piselli in Portogallo, uno stercorario che spinge la sua palla in
un prato austriaco, un’orgia in una villa svizzera, una foglia piena di
macchioline bianche in Canada, un albero che viene abbattuto in Irlanda, un
focoso incontro segreto tra due amanti argentini, un finlandese col raffreddore
e il moccio che continua a colargli dal naso, un echidna che depone le uova in
Australia, un passero che in Grecia ...”
Tony lo aveva fermato. Aveva
l’impressione che sarebbe potuto andare avanti per ore. E sinceramente non
aveva voglia di sapere cosa stesse combinando un povero passero greco. Insomma
erano affari suoi.
Lui al posto del passero si
sarebbe un pochino risentito nel sapersi osservato.
E poi si era reso conto che lui e
tutti gli altri abitanti della galassia erano al posto del passero.
“Tu hai visto tutto anche di me e
della mia vita vero ?”
“Certo. Ti ho visto perdere i tuoi
dentini da latte, prendere il tuo primo pugno sul naso, costruire il primo
prototipo della tua armatura in Afghanistan, lottare contro Thor, ballare,
cantare, bere, bere, bere, bere, bere, imparare a nuotare, tenere il tuo primo
discorso agli azionisti, dare il tuo primo bacio, ricevere delle ramanzine da
Fury, farti la pipì addosso, leggere, schiantarti contro un muro, rompere una
finestra, bere, bere, bere, bere, bere, precipitare giù dal cielo, firmare
autografi ...”
“Taglia, taglia ! Tu vedi tutto e hai visto tutto, ho capito. Cavoli, mi sono
sempre lamentato di aver avuto un padre assente, ma con uno come te mi sarei
sparato !”
“Lasciami aggiungere che per me vederti
cucinare è stato molto divertente, anche se mai quanto vedere Loki cadere dalla
bicicletta. Ti ringrazio per le risate”
“Lieto di averti reso felice. Ora puoi rispondere alla mia domanda ?”
“Tre persone sono transitate di
qui prima di te quest’oggi : il Burlone, il Tonante e il Viandante”
“Altrimenti noti come Loki, Thor e
Odino. Sai dove sono andati ?”
“Hanno attraversato il ponte e
sono tornati a Palazzo. Il dio degli Inganni era nudo quando è atterrato qui. Ah, dimenticavo, i suoi strilli quando gli hai rovesciato addosso i vermi mi hanno piegato in
due, ho rischiato di infilzarmi sulla mia spada !”
“Per raggiungerli mi basta andare
sempre dritto percorrendo il ponte ?”
“Il Palazzo Reale è l’edificio più
grande, non ti puoi sbagliare”
“Grazie Heimdy”
“Non ti posso permettere di
entrare in città con Fenrir. Cercherebbe di mangiarsi Padre Tutto”
“Posso lasciarlo qui con te ?”
“No, io sto lavorando, non ho
tempo per occuparmi di lui”
“Ma te ne stai soltanto fermo a
fissare il vuoto !”
“STAI INSULTANDO IL MIO RUOLO DI
SENTINELLA ?”
“No, io volevo solo ... ah
d’accordo dimmi come risolviamo la faccenda”
“Devi aspettare qui finché Tyr non
verrà a prenderlo. È lui che se ne occupa. Piuttosto male”
Il miliardario si era seduto in disparte mentre Heimdall ordinava a un corvo di trovare Tyr e chiedergli di raggiungerli il prima possibile. Aveva aspettato un paio di ore, poi era crollato addormentato addosso a Fenrir. Come materasso era perfetto.
Asgard, martedì
Non sapeva che ore fossero quando
si era risvegliato. La situazione era immutata.
“Buongiorno Raggio di Sole !”
Il suo stomaco aveva brontolato, ma non c’era nulla di commestibile lì.
Si era schiarito la gola. Niente.
Il dio se ne stava ritto immobile come una statua.
Forse non gli badava perché i suoi occhi erano stati catturati
da qualcosa di più interessante di un misero ometto in pigiama (ad esempio la realizzazione
di un porno in Ungheria).
Peccato non avesse con sé nulla
con cui passare il tempo. A saperlo si sarebbe portato un libro.
Si era messo a parlare da solo, a
coccolare il Lupo, a fare yoga, a correre in tondo nella stanza, a saltellare e
a cantare.
Dopo quello che a suo avviso era
stato un eccessivo periodo di silenzio Heimdall aveva risposto.
“Buongiorno a te, Stark”
Come minimo erano passate tre ore. Alla faccia dei riflessi lenti !
E in tema di lenti, dove caspita era Tyr ?!?
“Sei sicuro che abbia ricevuto il
tuo messaggio ?”
Il dio non pareva non averlo
sentito. Continuava a dargli le spalle e a fissare tra le stelle.
Tony gli si era parato davanti sventolando le braccia e urlando
“SICURO CHE IL TUO CORVO NON SI SIA PERSO ?”
“Sì il cielo è proprio terso
quest’oggi”
All’improvviso si era ricordato di una piccola nota sul suo libro di mitologia norrena in cui era scritto che Heimdall aveva problemi di udito. Non era lento, era mezzo sordo !
Probabilmente non lo aveva neanche sentito
suonare il flauto.
Verso mezzogiorno, che fosse
mezzogiorno lo aveva intuito dai rumori sempre più forti e imbarazzanti del suo
stomaco, erano stati raggiunti da un uomo barbuto che portava un guanto di
pelle nera su una mano e un guanto dorato sull’altra.
“Buongioro e perdonate il ritardo miei signori, ma non
riuscivo ad agganciarla. La mia vista non è più quella di un tempo e queste
viti sono minuscole”
Agganciarla ? E con una seconda occhiata il genio aveva capito.
Quello non era un guanto dorato. Era una
protesi.
Trovava assurdo che avessero scelto un monco come wolf sitter.
Se non era riuscito a portare Fenrir a
passeggio lui che aveva entrambe le mani non c’era da stupirsi che non ci
riuscisse Tyr che ne aveva una sola !
“Riprenditi la bestia e vedi di
controllarla. Uomo di Ferro puoi andare. Che la forza sia con te !”
Tony era rimasto un attimo spaesato nel sentire la citazione, ma se Heimdall poteva vedere tutto era logico che avesse visto anche qualche film midgardiano, di tanto in tanto.
“Tranquillo, non cederò al Lato Oscuro !” aveva replicato, prima di lasciare quella
strampalata costruzione circolare (da fuori gli aveva ricordato un osservatorio
e in quale altro tipo di luogo avrebbero potuto piazzare uno che osserva tutto
?) e incamminarsi con Tyr e Fenrir sul ponte. Era il ponte più bello, più
strano, più pericoloso e purtroppo più lungo che avesse mai visto. Quando
credeva di essere arrivato ormai a metà della sua lunghezza si era voltato e
aveva visto che riusciva a vedere la schiena di Heimdall come se distasse pochi
metri da lui.
“Quanto manca ?”
Detestava passare per un lagnoso,
ma stava morendo di fame e voleva assolutamente rivedere Loki il prima
possibile.
“Più di tre quarti di altrettanto”
E quella che razza di risposta era
?!?
“Come hai perso la mano ?”
Sì, era stato indelicato, ma non
gli importava. Era stufo di quel silenzio.
“Fenrir mi ha chiesto di
mettergliela in bocca e io ce l’ho messa”
“Ti aveva ipnotizzato ?”
“No”
“Ha minacciato di uccidere tua
moglie, tuo figlio o tua nonna se tu non l’avessi fatto ?”
“No”
“Ti ha canzonato dicendo che se ti
fossi rifiutato tutti ti avrebbero dato del codardo ?”
“No”
“E allora perché lo hai fatto ?”
“Perché me l’ha chiesto”
E chissà come mai al filantropo venne da pensare che Tyr non doveva essere esattamente quello che si definisce “una cima”. Dopo altri lunghi minuti erano arrivati alla fine del ponte.
“Tu hai fame, non negarlo. Vieni, ti ospito a casa mia”
“Ti ringrazio, ma devo recuperare
il tempo perduto”
Si erano separati, uno andando a
destra e l’altro andando a sinistra.
Il Palazzo Reale era maestoso e
decisamente difficile da non notare.
Sarebbe entrato lì, avrebbe
chiesto di Point Break, poi a Point Break avrebbe chiesto di ...
“Hai saputo di Loki ? Deve aver sofferto
le pene dell’inferno”
“Vorrei poter dire che mi
dispiace, ma mentirei. Se l’é cercata”
“Già così impara a fare tutti
quegli scherzi !”
Le voci si erano allontanate
lasciandolo fermo a fissare il vuoto.
Come Heimdall, solo che a
differenza sua lui non vedeva tutto, lui vedeva nero.
Si era ripetuto che forse aveva
capito male. No, che sicuramente
aveva capito male.
Due Aesir stavano portando via alcuni legni da un angolo della corte.
Avrebbe chiesto delucidazioni a loro.
“Salve a voi, cosa state facendo
?”
“Tu non sei di qui, non ti abbiamo
mai visto da queste parti”
“Avete indovinato, vengo da
Midgard. Thor mi conosce”
“Sei la sua Jane ?”
“Cosa ? Come potete scambiarmi per
lei ! Ho il pizzetto !”
“Donna barbuta sempre piaciuta”
“No, non sono Jane. Sono un
Avenger ... un compagno di squadra del vostro principe”
“Occhio di Quaglia ?”
“Si chiama Occhio di Falco e no,
non sono io ... oh andiamo, non può non avervi parlato di me !”
“Sei quello che diventa grosso e
verde ?”
“Nemmeno, io sono ...”
“Aspetta, ho capito ! Sei il
guerriero del quale ha tessuto le lodi dopo la sconfitta dei chitauri !”
“Ha tessuto le mie lodi ? Davvero
?”
“Ci ha raccontato che se non fosse
stato per te molti terrestri sarebbero morti orribilmente”
“E anche che sei un condottiero
molto abile”
“Perdonaci se non ti abbiamo
riconosciuto subito, ma sei senza lo scudo”
Quei due lo avevano scambiato per
... e Thor non elogiava lui ma ...
“NON SONO STEVE !!! SONO TONY
STARK !!!”
“Stark ? Mai sentito nominare”
“È GRAZIE A ME SE UN SACCO DI TERRESTRI NON SONO MORTI IN MODO ORRIBILE !”
“Non sembri un guerriero”
“Non essere maleducato, forse su Midgard combattono vestiti così”
“No gente, questo è un pigiama e non lo indosso quando combatto”
“È vietato combattere in pigiama giù da voi ?”
“L'ho sempre pensato che i midgardiani fossero strani ...”
“Strani perché non combattiamo in pigiama ? Ok forse qualcuno lo fa, ma non è consuetudine ... accidenti perché mi state facendo perdere tutto questo tempo ?”
“Guarda che qui sei tu quello che sta facendo perdere tempo a noi. Noi stiamo lavorando”
“Esatto, noi non ce ne stiamo andando a zonzo in pigiama”
“Scusate il disturbo ... cosa state facendo ?”
“Smontiamo. L’esecuzione di Loki c’é stata
ieri e ci serve più spazio per i banchi del mercato”
Tony aveva trattenuto il respiro. E poi era corso via.
“Forse avresti dovuto dire “la fallita esecuzione” ...”
“Secondo me ho pure parlato troppo. Quello non è di queste parti, potrebbe essere una spia !”